Cara Gravità


Le parole hanno un peso

Per tutto il mese di giugno il laboratorio “Le parole hanno un peso” è in mostra alla Libreria Sociale Mascari5 di Lecco. “Le parole hanno un peso” è l’ultima azione della ricerca performativa “Quante storie!” che co-dirigo con Antonella Cuppari (PhD). “Quante Storie!” nasce con l’obiettivo di promuovere un approccio comunitario al tema dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, restituendo voce e dignità al disagio psichico e corporeo. Si propone di superare una visione esclusivamente medica e individualizzante, per aprire invece uno spazio collettivo di riflessione, in cui “il disturbo” diventa occasione per ripensare le relazioni, la cura e la convivenza sociale.

Il laboratorio “Le parole hanno un peso”, svoltosi tra novembre 2024 e maggio 2025, ha integrato fotografia, movimento somatico, danza e scrittura creativa, per esplorare insieme parole complesse e problematiche che parlano di corpo, disagio, potere, relazione e cura.

Ha coinvolto sedici partecipanti insieme alle formatrici Rosita Mariani (performer, educatrice del movimento Somatico – Body-Mind Centering® e danzeducatrice®), Gaia Bonanomi (fotografa professionista), oltre a Antonella Cuppari (PhD, pedagogista, performer e poetessa) e me – Silvia Luraschi (PhD, pedagogista e insegnante del Metodo Feldenkrais) e Il progetto è stato sostenuto da Cooperativa Sociale La Vecchia Quercia e Consorzio Consolida, e si inserisce all’interno dell’iniziativa “Piazza della comunità”, realizzata con il contributo di Fondazione Cariplo.

Gravità

Per invitarvi a visitare la mostra, o anche solo per condividere l’atmosfera del progetto, pubblico un testo che ho scritto durante il laboratorio.

Il primo incontro è stato dedicato al peso declinato in chiave propriocettiva. Ogni corpo sulla terra è sottoposto alla gravità. La parola gravità, nella mia storia di attraversamento dell’esperienza dell’anoressia, ha connotato non solo la relazione con la forza di gravità, ma soprattutto l’essere stata definita un caso grave da destare la preoccupazione del personale sanitario. La mia era una situazione di gravità. Durante il laboratorio abbiamo lavorato insieme per ascoltare a partire dal corpo la forza di gravità per poi rielaborare in una lettera la nostra esperienza. Ecco la mia.

Lettera alla gravità

“Cara Gravità,
diciamo che è giunto il momento di chiederti scusa.
Non ti ho mai compresa, tutta indaffarata com’ero a contrastarti. La tua forza l’ho sempre pensata, e quindi percepita, come NEMICA. Avevo così tanta paura di te che mi sono concentrata solo nel cercare di sottrarmi alla tua influenza.
Non respirare, togliere peso, cercare di alleggerirmi è stato il mio modo di farti la guerra. Ho sempre saputo che tu eri più forte di me. Più lo sentivo, più ti osteggiavo. Per farlo mi distruggevo. Arrendermi a te mi sembrava peggio di morire.
Poi non so, a un certo punto sono CADUTA. L’atterraggio a terra. La scoperta nel dolore. Male dappertutto. Non avevo più forza per resistere. Allora lì ho sentito. Ti ho sentito.
Gravità tu non mi sei nemica, mi sei AVVERSARIA. Un tipo di amore che non nasce dalla concordanza ma dalla resistenza. È dalla tua opposizione che nasce la mia forza: è grazie al tuo sostegno che vivo, che mi muovo, che godo. Usare la forza contraria, opposta, in mio favore, a mio vantaggio. Contrastarti per darmi lo slancio. Prendere forza, la tua forza. Per fidarmi, affidarmi alla vita. Nell’immensità gigante, noi siamo insieme minuscola creatura.”
Tua, Silvia (Lecco, 23 novembre 2024)

La mostra

La mostra alla Libreria Mascari5 a Lecco propone un’esposizione delle opere visive e scritte nate dal laboratorio e spazi interattivi per chi vorrà mettersi in gioco ed entrare in relazione con i contenuti del progetto. Un invito aperto alla cittadinanza che si offre come occasione di ascolto, condivisione e partecipazione attiva per riflettere e giocare con le parole al centro dei discorsi sul corpo. L’ingresso è libero.


Immagine: Gaia Bonanomi